Con “L’ubicazione del bene” il tentativo di Giorgio Falco di rendere la drammatica vuotezza di personaggi anonimi, senza volto, con la comune incapacità di aderire al reale in tutti i suoi aspetti, produce solo monotonia , per la povertà di contenuti e di linguaggio.Manichini uniformi, si muovono a stento in una aridità di ambientazione che è anche aridità interiore. Ma per l’assenza di sviluppi tematici e psicologici il libro, nonostante di sole 150 pagine, si legge a fatica e non coinvolge il lettore.
Maria Sofia Casoni