L’imprevisto ci governa da sempre, mai con questa accelerazione e varietà di sfumature. Lasciando a meticolosi analisti la lettura del risveglio dei giovani, innescato dalla sedicenne Greta attorno al climatechange, ai vaticanisti i responsi della Corte Costituzionale, ai quirinalisti i dilemmi referendari, c’è una community che elegge Luca Parmitano a modello attivo di rigore e credibilità, a favore dell’innovazione pacifica, per un’Italia in affanno.
Oggi, mercoledì 2 ottobre, sale sul podio, come primo comandante italiano sulla Iss, la Stazione spaziale internazionale. Subentra nel ruolo ad Alexei Ovchinin, dando il via alla Expedition 61.
Parmitano, al di là delle competenze professionali,su cui altri si esercitino, è uno che sa raccontare il mondo, comunicare l’eccezionalità dell’impresa spaziale con il corollario di innovazioni scientifiche e pratiche ad essa legate, declinare le criticità contemporanee in stile millenial, lontano da pistolotti vaghi e sibillini utilizzati dalla demagogia corrente.
Con vero effetto shaken si è misurato con Jovannotti in un inedito duo, molto BeachParty, ma ben rispondente al superamento di dinamiche epocali inquinate da conformismo e noia, ricreando un’utopia musicale in grado di fornire consapevolezza critica ai giovanissimi, sfuggenti come le pantere, attorno al concetto di Tempo fratello,
Così mentre ci tira dentro le immagini, permettendoci di guardare con lui cosechenoiumani…, ci suggerisce la necessità di superare la mera ricezione sensoriale di fascinazione o repulsione e avviare la riflessione sul nostro ecosistema etico e culturale, sull’incongruenza e la violenza di quanto dall’alto ci è dato vedere, perché non ci sfuggano problematiche non dilazionabili.
Insomma condividere le immagini di Luca Parmitano equivale a condividerne il pensiero nella sua forma emotiva.