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Snebbia, l’ultima Murgia

2018/09/10 - Attualità, Biblioteche, Letteratura di: MG Colombo
Snebbia, l’ultima Murgia

Sapessi com’è strano, direbbe Memo Remigi, sdoganato dalla cattivista autorevole penna di quella sfrontata di Michela Murgia, questo suo L’inferno è una buona memoria.

Senza tema di sberleffi snobistici, la Murgia indica Le nebbie di Avalon, come testo fondante del suo essere la scrittrice che sappiamo, e racconta di aver trovato nel capolavoro mainstream, la più potente spinta all’originalità della sua scrittura e del suo stare al mondo.

Così come Marion Zimmer Bradley, ebbe a dichiarare che la lettura de Il mondo oscuro, di Catherine Moore Kuttner, durante un viaggio in treno, New York/ Renesselaer County, influenzò, come niente altro mai, la sua visione del mondo e della scrittura, ugualmente Michela Murgia afferma che Le nebbie di Avalon, non solo alleggerirono un estenuante viaggio in nave, Olbia /Civitavecchia, ma ad esse deve una sostanziale svolta del suo modo di scrivere, pensare, essere.

Parallelismi tra menti singolari eversive creative generose di sè.

Il testo è veramente originale, inaugura la nuova collana Marsilio, PassaParola, ed onora l’impegno di stabilire un filo diretto e informale tra autrici e lettrici.

Narra, il libro, di questa inaspettata libresca folgorazione e degli esiti letterari concettuali esistenziali che per lei valsero a snebbiare, facendone carta straccia, millenari luoghi comuni, costruiti sulle donne “private di ogni narrazione”.

Tanti i blocchi narrativi che si alternano, in intrigante equilibrio, grazie al quale  la Murgia filosofa (filosofa? sì, filosofa) si alterna alla fine scrittora, che intreccia il disincanto della appassionata lettrice a quello della analista sociale, della sociologa, della femminista, della saggista capace di sfondare cortine, incrociare mondi, (re)inventare situazioni.

Le personagge balzano fuori dalle pagine con le loro forze e debolezze, colte dalla studiosa con grande finezza emotiva, con la nota passione civile e la spiazzante capacità di analisi del nostro sistema di convivenza, inguaribilmente all’insegna della sopraffazione. Anche in ambiti chiesastici, come sottolinea, con un tasso di provocazione aggiunto, la allora vicepresidente diocesana dell’Azione cattolica, Michela Murgia, insorgendo contro la pretesa di Giovanni Paolo II di ridurre la complessità culturale/religiosa dell’Europa alla sola tradizione giudaico-cristiana .

Suggestivamente teatrali con intervalli di riflessione poetica, evidenziati dalla scansione tipografica, i monologhi delle personagge, a testimoniare quanto il femminismo non sia un movimento univoco, ma vada considerato nella sua frammentazione, non riconducibile a formulette ignare dell’unicità delle persone.

Affida ad un meraviglioso, suggestivo monologo di Morgana, sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina, la scoperta di una femminilità in grado di prendere e gestire il potere a partire da miti e riti, cattolici e no.

Non meno efficaci, nella resa drammaturgica e nell’indagine psicologica, i profili di Igraine, Morgause, Ginevra, suggestivamente teatrali.

Veri intervalli di riflessione poetica e declinazione drammaturgica, evidenziati anche dalla scansione e veste tipografica, i monologhi delle personagge,  valgono più di trattati accademici a sottolineare quanto il femminismo non sia un movimento univoco, ma vada considerato nella sua complessità.

Non amo il fantasy, il gotico mi fa venir le bolle, mi sono impropriamente e tardivamente appassionata al fantascientifico, seguendo Luca Parmitano, sono generazionalmente inadeguata a muovermi  tra giochi di ruolo nel mondo magico di Lot, e, pur condividendo fibrillazioni emotive con la mia parrucchiera, sulla Olbia/Genova ho preferito portarmi cose tipo Infinite Jest e scartafacci del genere, e purtuttavia questo piccolo libro mi ha davvero snebbiato.

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