Pur sempre caro agli occhi di Natalia Ginzburg questo Michele così sfuggente e insofferente, smarrito anche il lessico famigliare, prezioso collante di identità.
Con la stessa brevità e la chiarezza dei suoi interventi in Parlamento a proposito del prezzo del pane e del linguaggio politico, o sulla pace o la violenza sessuale, Natalia Ginzburg si rivolge con autoironia al figlio lontano (più emotivamente che fisicamente), inutilmente prodiga di consigli su calzini e lavanderie.
Perfetto Nanni Moretti, maestro di eloquenti silenzi, nel riportare tra noi, a PiùLibripiùLiberi, l’assente e ombroso Michele, con una lettura per emons:audiolibri, senza spunti recitativi, rigorosa nel restituire un quadro familiare e generazionale pieno dei passi sbagliati sottolineati a suo tempo da Cesare Garboli.
Parla pochissimo Michele e per lo più per interposta persona sia che si tratti di tappeti (sardi) o di matrimoni (il suo), ma non rinuncia a prefigurare emozioni e atteggiamenti materni da cui con irriducibile ribellismo è fuggito.
Con autoironia e instancabile tentativo di riavvicinamento, mamma Natalia risponde, precisa, contesta, pur aprendosi a scelte destinate a rivelarsi impraticabili e di doloroso epilogo.