E’ ufficiale: Meacci tira tantissimo,
Nonostante non whatsappi non tuitti non abbia un account Instagram non si autopromuova non sia stato iperpresente sventolando copertine nelle sagre culinar/letterarie, sia più aduso ad intercalar in romanesco che in angloitalico, appartenga a quella sedicente minoranza di lettoriprimachescrittori.
Lo certifica Nicola Lagioia premio Strega 2015 ed ormai icona internazionale, lo condivide Francesca Serafini coautrice in odore di Oscar con Meacci medesimo per la sceneggiatura di Non essere cattivo.
Ma soprattutto lo confermano con la loro massiccia e calorosa presenza gli intervenuti a Più Libri più liberi per la presentazione di Improvviso il Novecento. Pasolini professore ripubblicato dopo 16 anni da minimum fax
Troppo giovane per aver combinato qualcosa nel 1999, Meacci esce dall’impasse generazionale e, senza averne l’aria, si prende una bella rivincita con la nuova pubblicazione del suo testo su Pasolini.
Il libro costruito alla Pasolinimaniera sul format di Codice d’amore registra le voci degli ex allievi ciampinesi della SMS Petrarca trasformati da Meacci in soggetti di interesse letterario e umano, a prescindere dal loro reale spessore, grazie all’ empatica attenzione all’altro così terribilmente pasoliniana.
Meacci on the road, microfono alla mano registra in uno straordinario racconto corale anche le voci degli amici, le atmosfere del tempo, i libri, i film, le celebrità, gli intellettuali che ebbero la ventura di essere vicini a Pasolini trentenne da poco inurbato, ancora ignoto, prof rigorosamente precario per sbarcare il lunario.
Difficile attenersi alla regola di evitare coinvolgimenti emotivi (come saggiamente suggerisce il citato Giulio Mozzi nel suo decalogo per la presentazione del libro in presenza dell’Autore) si giustifica la Serafini, se con il medesimo si collabora da sempre ed allora ecco i trabocchetti emotivi con pagine autoriali su nonno zia e infanzia, fatte leggere dalle talentuose Silvia D’Amico e Roberta Mattei protagoniste del film Non essere cattivo.
Cacciato a sua insaputa nelle sabbie mobili del vissuto più intimo, Meacci non sgomma via, dissimula l’emozione e contrasta l’imbarazzo con la poetica del quotidiano saldamente appresa dal maestro Attilio Bertolucci.
Con un fiume di provvidenziale acqua minerale e massicce dosi di letteratura, suo campo elettivo senza distinzioni tra cult o pop, si racconta trasmigrando, con somma disinvoltura non nativa, da memorie contadine a Il vecchio e il mare, da Hemingway a Happy Days, da De Filippo a Vonnegut , da Pasolini a…
Fedele (lui sì!) al punto 10 del decalogo Mozzi e straordinariamente attrezzato per poterlo fare a beneficio delle platee ( che possono stargli dietro).