In un clima di reducismo spinto, nelle maestose sale della GNAM, apertesi ad ospitare Pablo Echaurren, uno dei più straordinari talenti del nostro tempo, Carlo Infante “con i piedi per terra e la testa…” più che nel cloud nei 70, galvanizzato dalla presenza di Indiani e Uccelli accorsi a sciame per l’evento, ha innescato (come peraltro da programma*) un gioioso minuzioso amarcord, garbatamente quanto inutilmente contrastato più volte da Claudia Salaris et autorevolmente contestato con vis muliebre da Femminista storica.
Quasi mobbizzato da un inarrestabile Carlo Infante, l’Artista ha tuttavia condiviso con gli intervenuti esperienze formative, influenze artistiche legate soprattutto a Barucchello, Twombly, rapporti altalenanti con editori, galleristi, riviste, movimenti.
Bello l’allestimento del lungo percorso artistico documentato da quaderni di scuola, pisciatoioDuchamp rivisitato in chiave glamour, lettere autografe di Max Ernst, Calvino, Scialoja tra i primi a riconoscer il talento emergente e coinvolgente.
Particolarmente indicativo dell’etica del personaggio il suo rifiuto ad utilizzare per una speculazione commercial/politica la foto di Moro prigioniero.
Bella strada per uno che suonava il basso e sognava di diventare il 5° Beatles.
“..conversando sull’alterità creativa degli Indiani Metropolitani a cui è dedicata un’ampia sezione espositiva con volantini e fanzine del 1977…” urbanexperience.it