Nottetempo e 66th2nd offrono la possibilità di una risposta alla domanda, attraverso l’esperienza di Laferrière, del quale pubblicano in contemporanea Paese senza cappello e Tutto si muove intorno a me.
L’uno uscito nel 1996 a raccontare il rientro in patria dopo un esilio ventennale, l’altro la drammatica esperienza del terremoto del 12 gennaio 2010, entrambi nel segno della riappropriazione del sé e della consapevolezza della propria cultura sedimentata nel profondo.
All’insegna dell’onnipresente Mango, commestibile codice identitario del Paese, antiossidante dell’anima, all’ombra del quale si apre il primo testo, mentre il secondo delega alla venditrice di manghi già per la strada, schiena contro il muro, all’indomani del sisma, l’incrollabile tenacia di un popolo.
Così la scrittura di La Ferriére: questioni di razzismo, esilio, emarginazione, epocali disastri, luoghi comuni, tutto nel segno di un umorismo spregiudicato, capace di ribaltare la tragedia individuale e collettiva in spiazzante analisi, che si esplicita sin dai titoli, a partire dal primo che gli diede immediata visibilità:
Comment faire l’amour avec un nègre sans se fatiguer, Montréal, VLB Éditeur, 1985.
Passando per Éroshima, L’Art presque perdu de ne rien faire, Journal d’un écrivain en pyjama,
Cette grenade dans la main du jeune Nègre est-elle une arme ou un fruit ?
E, con ineffabile spirito polemico, in risposta a chi tendeva ad emarginarlo in una dimensione strettamente haitiana, togliendo universalità ai sentimenti e alle esperienze emotive espresse nei suoi libri
Je suis un écrivain japonais, 2008 et Boréal “Compact”, 2009
La sua quarantennale produzione, culminata con l’assunzione tra gli immortali dell’Accademia francese, ne ha fatto in questi giorni uno dei protagonisti della scena letteraria romana con la partecipazione al Festival Internazionale della Letteratura e la presentazione all’Ambasciata di Haiti dei due libri, tradotti da C. Poli e da G.G.Greco e F. Scala, ora pubblicati in Italia da Ginevra Bompiani e Isabella Ferretti.