Nel suo suggestivo correre da una stella cadente all’altra, Pippo Delbono offre agli spettatori molto più della sua dichiarata personale con/fusione.
Persino gli abbonati dell’Argentina, cui con ironico cenno (anche un pò fastidiosamente insistito), si è rivolto all’inizio dello spettacolo, non hanno potuto fare a meno di essere catturati dal flusso dolente della sua memoria e correr l’avventura di uscire dal torpore etico a ritrovar le coordinate dell’autentico.
Tutti con/fusi, in breve, da immagini/situazioni di inestinguibile tenerezza, sconvolgente pathos, paradigma di pulsioni di vita morte rinascita.
Nel segno del rimpianto per tutto ciò che per leggerezza e/o errore di valutazione abbiamo perduto o per insondabile inesorabile lavorio del Tempo ci è stato sottratto,
Orchidee è un’elegia malinconica di toccante intensità su questo Tempo di finzione, insoddisfazione e confusione, che stiamo tanto faticosamente attraversando tra lutti privati e pubblici.
Cantore di contemporaneo sconcerto, con straordinarie riserve di energia inventiva, Delbono non cessa di falcare impervie strade di creatività alla ricerca del semplice vero in antitesi al falso dilagante.
Sceglie l’iniziale assenza fisica dal palcoscenico per tessere lentamente con immagini, note, suoni, coreografie, voci, filmati e corpi narranti lo spettacolo, affidato all’irresistibile gruppo storico della sua compagnia.
Teatro Argentina
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò
Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano
Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Julia Morawietz
Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
immagini Pippo Delbono
musiche Enzo Avitabile
luci Robert John Resteghini
direzione tecnica Fabio Sajiz
suono Corrado Mazzone
luci e video Orlando Bolognesi