”Più libri più liberi’
Appena quindicenne Diego Enrique Osorno ha cominciato a lavorare nei giornali, secondo le modalità consentite in un Paese dove vige la regola del O ti compro o ti ammazzo.
Ben presto intuisce che l’opinione pubblica si è assuefatta alle cronache di quotidiana efferatezza alla Tarantino, raccontate con indifferente cinismo dalla stampa, e riflette sulle regole del giornalismo impegnato, che ai 5 W sostituisce i 5 P, ove la P sta Porqué Porqué Porqué Porqué Porquè.
Riconoscendo nel giornalismo narrativo una validità empatica decide di ricorrere alla Sociologia, Storia, Letteratura al fine di (com)muovere le coscienze e sottrarle al lugubre fascino della Necropolitica, secondo una tradizione cronachistica che si può far risalire ai cronistas de Indias alle prese con l’arrivo degli Europei.
Alla fiera della piccola e media editoria di Roma ne ha parlato con Attilio Bolzoni, Giampiero Calapà, Alessandro Leogrande, Piero Melati, che, rispetto agli eccidi in oggetto, non hanno esitato a paragonarli “con le dovute proporzioni” alle stragi naziste e hanno apprezzato la cifra stilistica dell’Autore capace di spingerci a rompere l’incomprensibile indifferenza.
Ha suscitato grande interesse questa Z: La guerra dei narcos (La Nuova Frontiera) che racconta Tamaulipas, Messico, al confine con il Texas, come il nuovo regno del Male.
O meglio uno dei tanti centri malavitosi del pianeta, in competizione, purtroppo vincente, con i mafiamovie di Ridley Scott.