Completamente disatteso il tema, dopo una dura reprimenda nei confronti dei commercianti colpevolmente assenti, dei “giometri” imbrattacoste, il prof. Loi Puddu ha ricordato le tappe degli interventi regionali sul Turismo, ascrivibili alla creazione dell’ ESIT negli anni ’50, in concomitanza con la nascita dell’ Autonomia Regionale, e ha fatto una breve incursione nella sequela infinita degli sperperi attuali, sui quali il pubblico sfiancato, ed obtorto collo, non aveva bisogno di essere edotto.
Altrettanto critico sul passato remoto, con autocitazionismo spinto su malanni locali e nazionali, il prof.Manlio Brigaglia, è apparso inerme davanti alla provocazione del moderatore dott.Giacomo Sanna sul ruolo del giornalismo sardo, rispetto alla denuncia degli attuali massacri ambientali.
Forse perchè impegnato a ridicolizzare e stigmatizzare “l’invenzione” negli anni ’70, del costume locale e dell’attività del gruppo Folk di Lungoni, colpevole di partecipare ai grandi appuntamenti delle sagre sarde senza pedigree.
E pensare che persino la Cavalcata Sarda, fiore all’occhiello delle manifestazioni sarde, fu “inventata” nel 1951, quando l’Ente Turismo Sassari riesumò un evento creato per accogliere, nel 1899, i reali in visita a Porto Conte per l’inaugurazione di un monumento a V.Emanuele II.
Come dire, anche le tradizioni blasonate hanno un incipit.
E comunque, nel suo ampio critico intervento sulle responsabilità da ricercare al di là e ben al di sopra della “Casta dei Giometri”, Antonella Nicolai ha trovato modo, en passant, di sottolineare come la creazione del costume incriminato abbia sollecitato lo studio di culture limitrofe più ricche ed antiche, creato l’opportunità di scambi culturali intergenerazionali, portato gli abitanti del posto a viaggiare in Sardegna e all’Estero.
Si dirà che si poteva fare di più e meglio: a qualcuno è stato impedito di suggerirlo e/o attuarlo?
Uscendo da questa veramente trascurabile polemica, è un peccato che la discussione non abbia tenuto conto dei più recenti studi dell’Università di Sassari, citati dalla Nicolai sull’inestimabile valore dello specifico ambientale, sui danni ad esso apportati da abusi tuttora in atto, in barba anche alla legislazione vigente, sulla necessità di un’affermazione identitaria.
Nessuna iniziativa/proposta neanche a proposito dell’incremento delle risorse agricole, un tempo famose e apprezzate nei mercati galluresi, anzi, come ha sottolineato Paoletta Bujoni Quiliquini, conduttrice dell’ azienda agricola Lu Rinagghiolu, responsabile del locale WWF, non solo non esiste alcun sostegno finanziario per la conduzione degli Stazzi o di ciò che di essi rimane, ma vige una sorta di accanimento fiscale, operato da “mandarini” modestamente informati su flora e fauna locali.
Stretto dalle annose polemiche sulla musica in Piazza fino a tarda ora, il sindaco Stefano Pisciottu ha dovuto appellarsi al cosìfantutti, in ragione del quale ci aspetta una nuova Estate di insonnia da decibel.
Il reiterato appello del Sindaco alla proverbiale cortesia e tolleranza teresina hanno fatto si che il demone dell’ansia innescasse nel prof. Aldo Brigaglia il timore, condiviso, che il Paese finisca per trasformarsi in una casa di tolleranza.
2 thoughts on ““Il ruolo transfrontaliero di Santa Teresa e l’integrazione delle risorse agricole e culturali dell’entroterra”.”
Grazie per il vostro articolo, mi sembra molto utile, provero’ senz
Complimenti, questo post ha davvero stimolato il mio interesse.