Cantastorie brutto persino patsi, secondo la vulgata intellettuale, eppur premio Nobel, davanti all’ Accademia di Svezia, Mo Yan non ha esitato a rievocare l’infinita povertà della sua infanzia contadina rischiarata solo da una madre ricordata con accenti di inusuale dolcezza e straziato rimpianto, quasi imbarazzante per i codici occidentali.
Poverissima analfabeta dignitosa generosa, intuitiva delle doti del figlio, sua musa protettrice ed ispiratrice, seppur preoccupata, per l’incerto destino del suo figlio scribacchino (esattamente come la madre di Pennac, Diario di scuola ” Credi che se la caverà, prima o poi?” pag 14 ed. Feltrinelli).
Sempre presente con atti di generosità indimenticati nel cedere la sua mezza ciotola di jiaozi ad un mendicante, nel sublimare la bruttezza del figlio, nel comprenderne l’inclinazione di narratore, nell’ esonerarlo per questo dai lavori quotidiani per consentirgli l’ascolto dei cantastorie al mercato, nel somministrargli lezioni di vita con l’esempio, nell’essere la sua prima fan, nel procurargli, a fronte della vendita dei gioiellucci di famiglia, la Breve storia della Cina in quattro volumi da portarsi nello zaino quando viene spedito come militare nella zona nordest di Gaomi.
Forte della sua passione di cantastorie, innervata da robuste letture di William Faulkner e Gabriel García Márquez, sollecitato dall’emozione profonda per la perdita della madre, Mo Yan ha ricordato, durante la cerimonia per l’assegnazione del Nobel, di aver scritto per lei “Grande seno, fianchi larghi”: mezzo milione di parole in soli 83 giorni.
Qualcosa di più di un cantastorie.
Un grande affabulatore, in aperta contraddizione col suo nome, che alla lettera significa, con un bel pò di ironia: «Non parlare».
Fedele alla lezione della madre, che gli ha saputo fornire adeguati indispensabili strumenti di autostima, sorvolando sulle critiche che l’assegnazione del Nobel gli ha fatto piovere addosso, Mo Yan in chiusura del suo discorso all’ Accademia di Svezia ha sottolineato che:
” Non è ancora apparso uno scrittore, da nessuna parte nel mondo, che piaccia a tutti i suoi lettori; ciò è specialmente vero in tempi come questi”.
Come dargli torto?’