In bilico tra sogno e realta`, tra rigore delle forme dettato dal cubismo e atmosfere surrealiste, Hopper utilizza il suo sguardo ironico e anticonformista a narrare l`alienazione della societa` dei consumi, in una serrata contro-epopea americana dai toni pacati ma implacabili.
Straordinaria la retrospettiva a lui dedicata al Grand Palais: in mostra 55 delle 100 tele dipinte tra il 1924 e il 1966 .
Il documentario anni `50 in bianco e nero, restaurato e proiettato sul muro del gigantesco atrio, immette nella giungla urbana di una Manhattan, gia` simbolo di quel chiassoso consumismo e compulsivo edonismo lontano, per non dire opposto, alla poetica di Hopper.
Grand Palais,Paris
10 octobre 2012 – 28 janvier 2013
Allevato a pane e Degas, Rembrandt, Watteau, Courbet da Robert Henri, suo maestro americano, HOPPER visse con entusiasmo le avanguardie europee, che pratico` nei suoi numerosi soggiorni parigini
Seduce per l`apparente semplicita` e oggettivita`, ma spinge ad un esercizio di indagine molto cinematografico, che discende dalla passione per il cinema e spiega il suo successo tra i grandi filmakers, da Hitchcock a Wenders.
Tanto piu` immobile l`immagine tanto piu`mobile la spinta che conduce lo spettatore ad un gioco di ipotesi sull` identita` dei personaggi, l`ambiguita` delle situazioni e dei paesaggi,
E piu`ancora, corre la riflessione al senso del progresso,
Anche lui nasce come illustratore ( ” j’ai dû faire du dessin publicitaire et de l’illustration pour vivre”).
Molto prima di Warhol, vien da chiedersi cosa sarebbe stata la pittura americana senza il disegno pubblicitario.