Africa sontuosa e fascinosa
Con gli occhi pieni di stupore per l ‘originalissimo avvolgente spazio del museo du quai Branly, che, senza soluzione di continuità, offre al visitatore un’ incredibile raccolta di manufatti delle culture del mondo, ho avuto il piacere di incontrare Bertrand Goy, fine intenditore di arte primitiva, autore di raffinati testi d’arte, come questo ultimo, Bronzes d’Afrique de la Volta au Bandama, edito da SEPIA.
Parte da una lontana citazione di Pindaro il testo: ” l ‘oro e’ figlio di Zeus: niente può eroderlo o alterarlo “.
Affermazione di stretta attualità rispetto al sistema debitocratico dal quale non riusciamo a venir fuori e che suggerisce un ritorno ad unità di misura meno volatili e aleatorie.
Oro giallo in primis.
Il testo, grazie a coordinate informative di grande chiarezza e agile documentazione, sollecita efficacemente la fantasia a percorrere le vie dell’ oro, tra savana e foresta, a storicizzare le migrazioni e le colonizzazioni del territorio in questione, a documentarsi sul complesso sistema di pesi e misure in adozione presso le popolazioni locali al tempo della colonizzazione.
Come i viaggiatori del xv sec. nel golfo di Guinea, ci si entusiasma davanti alle finissime manifatture fotografate sulle patinate pagine del libro da Hugues Dubois.
Stupefacente il fascino degli oggetti dell’ oreficeria artigiana dei Lhoron di massima stilizzazione ed eleganza.
Davanti ad un ottimo Valenciso 2005, l’ Autore di Bronzes d’Afrique de la Volta au Bandama, ha sottolineato le caratteristiche e l’utilizzo di alcuni oggetti museali e condiviso le sue impressioni sullo spazio espositivo del Branly e sulla mostra temporanea Les Maitres du desordre, all’ insegna del motto di Ben Vautier ” Pas d’art sans desordre”.
Bosch, Picasso, Basquiat, presenti in mostra, testimoniano.
* La versione inglese del testo si deve a H. Goy.