Sull’unica ciliegina della torta non si transige.
Chi vuol capire, capisca…………………
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La nevrosi, che spesso affligge i personaggi della Morante, questa volta è pienamente giustificata, visto che con questo suo film, improvvisata Fregoli, riveste il ruolo di regista sceneggiatrice protagonista produttrice.
La lunga gestazione del film, si parla di 7 anni, ha richiesto numerosi accomodamenti, che hanno anche determinato il sovrapporsi dei ruoli.
La protagonista, che porta l’impegnativo nome di Amanda (= s’ ha da amare), androfoba per saccente denominazione psicanalitica, è in realtà un’emula dell’agguerrita Lucy delle striscie dei Peanuts di Schultz, e vorrebbe semplicemente condividere le sue fantasie amorose sotto un cielo stellato.
Come si fa dalla notte dei tempi. O no??!!!
Cielo che, all’occorrenza, può essere anche quello di cartone di un planetario, quando finalmente, per una serie di equivoci, depone la coazione ad inscenare con i partners strategie tanto distruttive di rapporti, quanto difensive del suo fragile sistema emotivo.
Con la grinta della formidabile piccola Lucy, castigatrice di maschi distratti e vittima di annosi clichèes sentimentali, Amanda-Morante è diabolicamente inarrestabile nel sottolineare carenze e insensibilità maschili, fino a che il presunto predominante lato femminile (leggi gay) di Antoine-Pascal Elbé, fascinoso ozioso silenzioso quanto basta, la fa ritenere al sicuro e le consente l’abbandono liberatorio e costruttivo.
Psicanalisi ludica per una brillante commedia de-genere, che non salverà Amanda dal trovarsi… senza coperta nella scena finale del film.
Assolutamente non androfoba nella vita reale, la nostra affascinante attrice si è avvalsa, per la realizzazione di questa sua opera prima, del sostegno professionale ed economico degli uomini importanti della sua vita, Daniele Costantini, George Claisse, Francesco Gianmatteo.
E delle musiche di Nicola Piovani.