Quando la ribellione passa per la gravidanza collettiva…
Premio Speciale della Giuria al 29° Torino Film Festival, il film rappresenta la contraddittoria aspirazione alla realizzazione di sé di un gruppo di adolescenti, nella totale incapacità d’intervento di famiglia, scuola, società.
La leader del gruppo, bella e consapevole del suo ascendente, rimane incinta ( mi pare per caso non per scelta), elabora la teoria della sua emancipazione attraverso la maternità.
Di più, convince le amiche e le gregarie ad emularla.
Detto fatto.
Il pancione fa belle anche le bruttine che, senza limiti di audacia, trovano i loro inseminatori.
Un Oceano fisico a dividere Gloucester, Massachusetts, dove è avvenuto realmente l’episodio, da Lorient, Bretagna.
Un oceano ideologico a dividere le ragazze degli anni ’70 dalle ragazze del 2000 delle Coulin.
L’appropriazione del proprio corpo, must del femminismo d’antan, per una sesso libero consapevole sicuro, qui si ribalta e diventa una provocazione all’incontrario.
Post-femminismo???
Le sorelle Coulin esprimono abbastanza chiaramente, seppur con grande inclinazione di simpatia e tenerezza, il loro punto di vista sull’utopica decisione delle fanciulle e la scena finale, sulla triste giostra dei giardini pubblici di una immobile città, inutilmente protesa sul mare, la dice lunga sul risultato del ribellistico “esperimento”.
Tuttavia il film, con buona pace delle diciassettenni, si è preso il divieto alla visione per i minori di 14 anni.
Agli spettatori se ridire o ridere.