Shakespeare anche dietro le sbarre di Rebibbia, anche recitato nei dialetti di appartenenza dei temporanei attori del laboratorio teatrale del regista Fabio Cavalli, mantiene la forza del concetto e si fa veicolo di riflessione.
L’ idea registica e scenografica dei Taviani è geniale là dove trasforma lo spazio carcerario in un gigantesco set e lascia che il dramma rappresentato dilaghi nei corridoi lungo i ballatoi nelle celle nei cortili, diventi prevalente pensiero dell’intera struttura carceraria, si appropri della mente non solo dei protagonisti ma di tutto il braccio, compresi i secondini.
Animati da qualcosa di grandioso e illusorio senza ignorarne i limiti, che a spettacolo concluso li riconsegneranno alla quotidianità della pena, i carcerati/attori, facce scolpite dal bianco e nero, sofferenza non fittizia, sperimentano la potenza della parola la forza del teatro la fragilità umana.
Piegano il pre-testo shakespeariano a raccontare il loro privato.
Emozioni incontrollate irrompono tra i protagonisti.
Anche tra gli spettatori.
http://www.youtube.com/watch?v=z7pMXdjOn3c
Il prestigioso Festival di Berlino premia la sperimentazione degl’ indomabili ragazzi Taviani ed assegna, dopo 21 anni, (1991 Marco Ferreri con La casa del sorriso) l’ Orso d’ Oro al cinema italiano
Belle e di piglio epico le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia.
Di feroce realismo la fotografia di Roberto Perpignani.