Giovani intelligenti brave belle… turche: Yasemin e Nesrin Samdereli, ” le sorelle Coen della Turchia” come sono state ribattezzate, dopo il successo del loro film al Festival di Berlino.
Turche ormai di terza generazione, nate a Dortmund-Germania, hanno messo in scena la storia della loro famiglia, che, come migliaia di tante altre, dopo l’accordo del 1961 tra Germania e Turchia, si spostò a lavorare in Almanya in pieno boom economico.
Attingendo a piene mani ad una ricca anedottica familiare, che già aveva divertito amici e conoscenti, con il lusso della leggerezza, le Samdereli si lanciano in una spericolata incursione nei più vieti reciproci pregiudizi razziali e ne mettono a nudo l’inconsistenza.
Il film è un invito a sbullonare il cervello dalle remore concettuali che ostacolano un sano relativismo culturale.
A tratti divertente a tratti commovente, mai sopra le righe, anche quando tratta problemi religiosi legati all’inquietante immagine del Cristo crocifisso.
Attraverso gli occhi del piccolo Cek, il film ci racconta, con l’ inincessante uso del flashback, il lungo processo di integrazione di Hüseyin, dal suo arrivo in Germania come milionesimoeuno emigrante in Germania sino all’invito della Merkel in persona per celebrare l’anniversario dell’evento.
L’ottenimento del passaporto non cancella l’ineludibile nostalgia per il proprio Paese del capofamiglia, nè tantomeno risolve i dubbi sulla propria identità del nipotino Cek, scartato nella partita di pallone dai tedeschi perchè turco e dai turchi perchè tedesco.
In apertura e chiusura del film, frammenti del documentario con la dichiarazione di Franz Bruno Frisch: ” Volevamo braccia, sono arrivati uomini”. a non far perdere di vista lo spessore del problema di ieri e di oggi.
Insomma proprio una bella occasione quest’ opera prima delle sorelle Samdereli per innescare processi virtuosi di ben-essere.
http://www.youtube.com/watch?v=YgHLkd0KEK0