Wow! Ara Pacis versione disco!
Pop imperiale ingenuamente seduttivo, indiscutibilmente propagandistico,visivamente incisivo…anche da molto lontano.
Bella rivincita per l’archeologo Eugen Petersen che primo aveva notato sui resti dell’Ara tracce di colore.
Ma anche per Moretti, che, individuando nel fondo di una coppa dell’Ara, sedimenti di oro, ipotizzava che tutto il monumento dovesse essere colorato.
Fine della discussione per lo scoppio della guerra.
Una sofisticata tecnica illuminatoria, un robusto finanziamento di un gruppo privato, hanno, per una notte, restituito all’Ara i cromatismi che mille anni di permanenza nel sottosuolo del Campo Marzio avevano cancellato dal monumento.
L’immagine monocroma dell’antico, ripresa dal Neoclassicismo, è all’improvviso scomparsa sotto le pennellate elettroniche che hanno steso sui marmi oro, verdi, blu, rossi, frantumando il mito della purezza del bianco, cui siamo succubi dal ‘500, restituendo al monumento la forza narrativa del messaggio politico augusteo.