Un meccanismo cinematografico perfetto che si avvale di atmosfere sapientemente ricreate con luci e più ancora con ombre, con tecniche d’avanguardia a rappresentare arcaiche incontrollate distruttive pulsioni umane, il Faust di Sokurov sorprende e sconcerta.
Dopo Moloch, incentrato su Hitler, Taurus, dedicato agli ultimi giorni di Lenin e Il sole che rievoca la figura di Hirohito, ecco Faust per parlare ancora una volta di potere e dei suoi effetti aberranti.
Icona della cultura occidentale all’eterna ricerca di altro/oltre, Faust intuisce la beffa, la truffa ma non arretra davanti alla scommessa, dolorosamente confermando che apprendiamo solo se colpiti da catastrofi, come dimostra la storia dalla guerra di Troia all’attuale tracollo dell’Occidente.
Gran lettore, Sokurov, di Dostoevskij,Tolstoj e naturalmente Goethe, da cui parte per costruire un intrigante lavoro, assolutamente originale nei ricercati inesatti rimandi simmetrici e nelle volute distorsioni dai modelli precostituiti.
Bandita ogni lievità, ogni minimalismo il Regista ci fa entrare in un quadro di Bosch che soggioga e repelle, ove persino la bellezza, colta in virginali fattezze, inquieta e allontana.
L’unico momento di umano relax è la correzione degli errori di grammatica e sintassi disseminati nel contratto dal Diavolo e rilevati con meticolosa sottolineatura da Faust.
E’ un attimo.
Il bellissimo virtuosistico incipit strappa lo spettatore allo spazio aperto e lo trascina giù giù in una dimensione di claustrofobica ansia da cui non si esce più fino alla scena finale, che ci fa vagare con disperante inquietudine dentro un paesaggio di vuoto metafisico, in totale disorientamento, con quell’orrido demonio non abbastanza bene sepolto che, come in un film di Hitchcock, ci aspettiamo salti fuori da un momento all’altro.
Chapeau all’Arte ma, scusate, è troppo per un ordinario pomeriggio al cinema.
http://blog.screenweek.it/2011/08/venezia-2011-il-trailer-di-faust-di-aleksandr-sokurov-136096.php