La Lipperini prende atto che le “bambine” del suo celebre saggio, son diventate “vecchine”, liberate da molti tabù ma insidiate dall’emergenza anagrafica, cui non si fanno sconti.
Con il consueto impegno, esplora il ruolo delle Vecchie, fascia debole anzi debolissima del nostro giovanilistico mondo.
La gerontofobia che ci attanaglia e non ci da requie appare particolarmente aggressiva nei confronti delle donne, penalizzate da pensioni bassissime e senza neanche l’aureola della saggezza, vogliamo dire almeno del buonsenso da mulino bianco.
Interessante e spiazzante già nel titolo, che sbatte in prima pagina la mostruosità di quel politicamente scorretto ” vecchie”, che colpisce come un ramo secco, come una porta che sbatte, come un parafango contro il muro.
Altro che death metal!