Ci sono luoghi che accendono i talenti: uno di questi è il Dorset, massimo se ritratto con amorevolezza bucolica da Stephen Frears e il suo fotografo di scena Ben Davis.
Fedele a sfondi e personaggi a matita di Posy Simmonds , autrice della graphic novel Tamara Drewe, Frears ci consegna l’impareggiabile suggestione della campagna inglese e non turba la suscettibilità dei fans della striscia con scelte di attori che tradiscano le amate fisionomie del fumetto.
Più che Gemma Arterton, nei panni della statuaria protagonista, non a caso ex Bond girl, sono impressionanti le ragazzine, che paiono veramente balzate fuori dalle pagine del Guardian e che, con la loro spiritata voglia di vivere, mettono in moto la pochade.
L’idilliaca quiete dello sfondo non è scalfita neanche dall’affollata sciroccata volgare compagnia di scrittori in crisi d’ispirazione, che si riuniscono nel cottage del romanziere Nicholas Hardiment, colto in un momento che lo vede per lo più intento ad accarezzare il proprio ipertrofico ego, nonchè qualche ammiratrice, mentre la moglie in singolare sudditanza, gli organizza la vita quotidiana nonchè le bozze.
L’orribile poltiglia, in cui alla fine lo ridurrà la mandria di mucche impazzite, pare proprio la sacrosanta fine che si merita e non suscita umana pietà.
La noiosissima routine campagnola dei protagonisti, fatta di pagine bianche e cacche da spalare, viene interrotta dal rientro di una formidabile bellezza del posto, Tamara Drewe appunto, che divenuta giornalista di successo e ancora più bella grazie ad una rinoplastica, non ci metterà niente ad imporre giochi estetici ed erotici a grandi e piccini, in nome di un passato mai dimenticato e di un romantico futuro agognato, a nome Andy, cui presta notevoli fattezze, Luke Evans.
Oltre la gustosa satira su falsi intellettuali, miti di vita di campagna, maschi in crisi di identità, sataniche adolescenti smanettone, in possesso di banda larga, affette da informatica dipendenza e mito della celebrità, si coglie un umanissimo mondo alla ricerca di una gioiosa vitale impronta materialistica, con inevitabili rischi di complicazioni esistenziali.