Modifico, almeno in parte, il giudizio su L’ubicazione del bene. Gli ultimi racconti mi sono piaciuti di più, in particolare Alba, anche se confermo che sono deprimenti.
Falco, come già dice il nome, ha una visione “dall’alto” dell’umanità, scruta le uomini e donne che si muovono sempre in maniera scontata e prevedibile (a parte Paolo che infatti finisce in ospedale psichiatrico), e li analizza come fa uno scienziato con le cavie in laboratorio, senza alcuna condivisione di pietà. A me questo ha impressionato, la totale mancanza di pietà.
Dopo aver letto anche Milano è una selva oscura, mi viene da pensare:ma come stanno male ‘sti personaggi ma come stanno male ‘sti milanesi
ma come stanno male ‘sti autori….
ma non è forse che stiamo male anche noi?
Simonetta
One thought on “L’ubicazione del bene”
Trovo molto interessante quanto scrivi e devo dire k mi ha colpito il nomen omen k proponi a proposito di Falco.
Però, al di là della suggestione dell’immagine, mi trovo in disaccordo nella sostanza.
Non riscontro questo atteggiamento da entomologo in lui, anzi mi pare di cogliere una dolente totale condivisione/adesione alla commedia umana rappresentata.
La mancanza di pietà k lamenti la ascriverei più ad una scelta stilistica di linguaggio k va dritto, con precisione chirurgica, a rappresentare la tematica scelta e, sì, ferisce profondamente ed è tanto efficace da intaccare qualsiasi zona di comfort.
MGiovanna