Ci sono libri che fin dalla prima pagina trovano spazio nella mia mappa mentale e mi conducono di prepotenza nel mondo k rapprentano.
Uno di questi è Milano… etc…………… ( ma k desgrassia de titolo…pessimissimo orrido!!)
Però il Dante
° con la sua seducente filosofia dell’otium contra negotium,
° con il suo italo-milanese così musicale anke laddove poco comprensibile ( non si poteva inserire un glossario?),
° con il suo fraseggiare a mezzo tra il discorso alto e quello popolare delle filastrocche,
° con il suo tagliente humor di pariniana memoria,
mi pare essere il cantore consapevole di una Milano di chiaro stampo antigalileiano ( pag 10, 22, 23, 74, 75…), madre della prossima ventura Milanodabere di craXiana memoria e perintanto “traccheta” schiantata dalle bombe di piazza Fontana.
L’utopia della liberazione freudiana da tutti i tabù non si invera a Berkeley figuriamoci sui Navigli, ma Dante stenta a prenderne atto, inciampa nel suo destino e continua a vagheggiare un mondo di uguali inghiottito come l’Atlantide chissadove chissaquando.
Il progressivo alleggerimento sintattico-grammaticale, k spesso porta la Pariani ad elencare situazioni personaggi eventi emozioni, lo trovo, nel suo assemblaggio francescano, fortemente evocativo.
Le cose sono lì, ognuno ci metta dentro quel k ha quel k sa quel k vuole quel k puote…..
Il fluente inarrestabile parlato del protagonista, k ci rimanda la perfetta Polaroid di un’epoca, mi pare irresistibile
Esito di una sperimentazione linguistica, così piacevolmente calibrata nell’uso dei neologismi e delle onomatopee, del vernacolo e dei classicismi, dei francesismi e delle preziosità tanto preziose da essere entrate nel linguaggio comune.
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M.Giovanna
Ps.:
Segnalo k anke a piazza Mazzini si aggira con un De Senectute in tasca un “dismissionario dalla vita normale”, senza pretese, potenziale Dante prataiolo…..se solo si avesse il tempo di ascoltarlo…….noi ” gent de la fadìga doverosa”